ANALYSE  RÉFÉRENTIELLE
ET  ARCHÉOLOGIQUE


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Ennio Floris



Ulisse



Drama in otto quadri






Ottavo  Quadro :

Il sacrificio di Ulisse





Sommario
Dedica
Personaggi
Prologo

I due supplicanti

L’arrivo di Nausica

La deliberazione dell’impresa

L’addio

Il viaggio nell’oceano

L’omaggio al Re dell’Atlantide

L’uccisione di Poseidon

Il sacrificio di Ulisse
- Scena Prima
- Scena Seconda


SCENA SECONDA


(Ulisse, Diomede, un fanciullo)



Un campo di granturco



DIOMEDE
Insegue Ulisse che s’incammina su un sentiero col remo sulle spalle

– Dove vai a remare,
Ulisse, in mezzo al grano ?


ULISSE

– Mi sono ricordato del vaticinio di Tiresia. Tu lo sai, egli mi disse nell’Adès che, vecchio, sarei dovuto an­da­re nella campagna con un remo sulle spalle e là dove un uomo mi avrebbé detto : « Che cosa fai con una pala di pane in mezzo al grano ? », ivi avrei do­vu­to fare un sacrificio a Poseidon.


DIOMEDE

– Non gliel’hai già fatto il sacrificio, uccidendolo come un toro ?... Ah ! è vero, potresti offrigli un sacrificio d’espiazione come a un morto... Oppure innalzargli un monumento funebre.

Ride.


ULISSE

– Non so, m’interessa però sapere se il vaticinio si avvererà.


DIOMEDE

– Guarda questo grano è proprio speciale. Le spighe sono grandi, incappucciate in un velo come le ve­dove... I chicchi sono grossi...


ULISSE
Osservando

– Sembrano d’oro.


UN BAMBINO
Sbucando dal campo si mette innanzi ai due e ride

– Che fai, vecchio, con questa pala di pane ?


ULISSE

– Che cosa hai detto bambino ? Che io porto sulle spalle una pala di pane ?


IL BAMBINO

– E che cosa porti allora ?


ULISSE

– Non vedi che è un remo ?


IL BAMBINO

– Sono come le pale di pane i remi ?


ULISSE
A Diomede

– Vedi, il vaticino s’è avverato.

Prende il remo, lo spezza accumulandone i frantumi per metterci il fuoco.


DIOMEDE

– È giusto, prima di seppelirlo, bisogna pur bruciarlo il morto.


ULISSE

– No, Diomede, non brucio il corpo del Dio, ma Ulis­se, l’eroe della presa di Troia, celebre per la sua astu­zia, per il ritorno glorioso in patria. L’eroe che mio figlio ha ucciso.


IL BAMBINO

– Hanno ucciso Ulisse ?


ULISSE

– Si, l’hanno ucciso.


IL BAMBINO

– E dov’è il suo corpo ?


ULISSE

– Si è trasformato.


IL BAMBINO

– Diventando un Dio ?


ULISSE

– No, un uomo.


IL BAMBINO

– Allora possiamo incontrarlo qualche volta sulla stra­da ?


ULISSE

– Si, potrai incontrarlo, ma non potrai riconoscerlo, perché resterà incognito. Sai, egli può essere un con­tadino, un fabbro, un marinaio, un mendicante anche, perfino uno schiavo.


IL BAMBINO

– Corro a dirlo a mammà, a papà, e ai mei amici... e a tutti nel paese... Dirò loro : « Ulisse è in mezzo a noi. Forse egli sarà uno di noi. Ciascuno di noi può essere Ulisse. »

Il bambino se ne va correndo.


DIOMEDE
Fra il serio e lo scherzoso

– Forse
Ulisse sei tu, compagno ?


ULISSE

– O forse tu, Diomede ?

Si abbraciano, ridendo.




Scritto verso il 1978




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t330820 : 25/11/2019