ANALYSE  RÉFÉRENTIELLE
ET  ARCHÉOLOGIQUE


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Ennio Floris



Ulisse



Drama in otto quadri






Quinto  Quadro :

Il viaggio nell’oceano


(Sulla nave)




Sommario
Dedica
Personaggi
Prologo

I due supplicanti

L’arrivo di Nausica

La deliberazione dell’impresa

L’addio

Il viaggio nell’oceano
- Scena Prima
- Scena Seconda
- Scena Terza
- Scena Quarta
- Scena Quinta
- Scena Sesta

L’omaggio al Re dell’Atlantide

L’uccisione di Poseidon

Il sacrificio di Ulisse


SCENA PRIMA


(Ulisse e Nausica)




ULISSE
Al timoniere, invisible

– Tieniti al largo perché ci avviciniamo all’isola di Ca­lip­so.


NAUSICA

– Dov’è Calipso ?


ULISSE

– Vedi ?

Indicando col dito.

   Quell’isoletta a sinistra. Non puoi vedere la reggia, perché è costruita in un’immensa grotta. È meravi­gliosa però, con diversi piani, terrazze, giardini, bagni, sale, cucine...


NAUSICA

– Con chi abita Calipso ?


ULISSE

Essa è sola, come tutte le ninfe, sebbene sia servita da molte ancelle. Ma si lamenta della sua solitudine. Lo svago che essa può prendersi è con qualche nau­frago, o qualche Dio che si invaghisce di lei o marinai che per caso sono costretti a ormeggiare presso i suoi scogli. Mi ha detto anche che gli Dei sono gelosi degli uomini che capitano da lei, perché essa ne diventa amo­rosa.


NAUSICA

– Quelo che le è capitato con te, credo. Raccontami che cosa ti è accaduto.


ULISSE

– Io mi sono trovato li come naufrago, avendo la tempesta distrutto la mia nave. Essa mi ha accolto con una benevolezza squisita : mi ha fatto lavare, ves­ti­re, mi ha rifocillato, rimettendomi in forma. Ha fatto per me quello che dopo hai fatto tu, quando so­no stato gettato dalle onde sui tuoi lidi.


NAUSICA

– E poi ?


ULISSE

– Poi, innamoratasi, mi ha pregato di restare sempre con lei, promettendomi di ridarmi la giovinezza a di darmi l’immortalità.


NAUSICA

– E tu non hai accettato ?


ULISSE

– No. Non avevo altro pensiero che di ritornare in pa­tria.


NAUSICA

– Ma la giovinezza ? L’immortalità ?


ULISSE

– Che cosa vuoi, l’immortalità è attraente se ci con­sente di essere noi stessi, ma in quel caso essa mi le­gava per sempre a una donna, a una casa, a un sco­glio... L’amore è bello nell’attimo fuggente della sua intensità di passione, se questo attimo diventa eterno, tutto ridiviene piccolo e noioso : il tempo, lo spazio, la passione.


NAUSICA

– Si vede che tu sei portato piuttosto a l’avventura che all’amore.


ULISSE

– Direi piuttosto che sono attirato dell’avventura d’amo­re, come tutti gli eroi. Gli uomini considerano l’amore come un riposo, una soddisfazione, l’appaga­mento dei loro istinti, un sereno dopo la tempesta ; l’eroe invece si da all’amore quando esso esige una lotta, un rischio, una sfida, una conquista.


NAUSICA

– E poi ?


ULISSE

– È la domanda che ci fanno sempre le donne, e alla quale non osiamo rispondere. A te lo posso dire ; poi viene la noia, l’affanno dei dettagli, la monotonia, il nonsenso. Quindi il desiderio che sorga un altro amo­re di gran prezzo, o la necessità di lottare per con­servare il primo amore.


NAUSICA

– Perché osi tu dire queste cose a me e non ad altre ?


ULISSE

– Perché non ti posso possedere se non combattendo, lanciando una sfida agli uomini e agli Dei, violando i responsi degli oracoli, affrontando le forze della natu­ra.


NAUSICA

– E...


ULISSE

– No, non farmi più questa interrogazione. Non ci sarà un poi con te, perché sarai sempre nuova... Tu sei come una nave, che non è costruita se non per salpare sulle onde.


NAUSICA

– Mi consideri ancora una Dea, come la prima volte che mi hai visto. Ti ricordi ? Tu mi avevi detto : « so­no alle tue ginocchia, o Regina, o Dea, o mortale che tu sia... Tu devi essere Artémide, figlia del grande Zeus... »

Ride.


ULISSE

– Si, ricordo. Non credere però che io fingessi com­pletamente, perché avevi e hai una bellezza divina.


NAUSICA

Tu m’innalzavi al livello di una Dea piuttosto per sfugire alla mia seduzione di donna che per spingermi ad amarti.


ULISSE

– Forse è vero, ma devi capire che uscivo proprio dell’esperienza con Calipso e non volevo ricadere nel­lo stesso errore. La mia ossessione non era di cercare una donna ma di ritornare in patria.


NAUSICA

– E tu l’hai perduta, la donna !


ULISSE

– Constato però che la Dea che ti era apparsa perché tu mi accogliessiti ha inviato di nuovo verso di me.


NAUSICA

– Perché ti occupi di me, fingendo di non amarmi.


ULISSE

– È proprio da questo che nasce il mio amore. Cos­tretto a fingere di non amarti, l’amore per te diviene una cosa rara, preziosa, in quanto non potrò posse­derti che strappandoti al Dio e, direi, anche a te stessa che non mi ami.


NAUSICA

Tu però non sei solo in questa lotta, Atèna ha con­cesso a un altro uomo di fingere di amarmi.


ULISSE

– Ma non è la stessa cosa. Fingendo di amarti, egli può pensare di averti già conquistata e non avrà più motivo di lottare, di compiere una grande impresa per averti.


NAUSICA

– Se è un eroe.


ULISSE

Mio figlio è un eroe, e ragiona da eroe.




Scritto verso il 1978




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t330510 : 16/10/2019