ANALYSE  RÉFÉRENTIELLE
ET  ARCHÉOLOGIQUE


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Ennio Floris



Ulisse



Drama in otto quadri






Quarto  Quadro :

L’addio





Sommario
Dedica
Personaggi
Prologo

I due supplicanti

L’arrivo di Nausica

La deliberazione dell’impresa

L’addio
- Scena Prima
- Scena Seconda
- Scena Terza
- Scena Quarta

Il viaggio nell’oceano

L’omaggio al Re dell’Atlantide

L’uccisione di Poseidon

Il sacrificio di Ulisse


SCENA PRIMA


(Ulisse e Diomede)





ULISSE
Tracciando col carbone dei segni su una tela fissata al muro

– Vedi ? Questo è il promontorio d’Itaca. Usciti dal golfo, noi gireremo a sinistra, navigando fra la Libia e l’isola di Sicilia, lontani, per quanto si sarà possibile, da Scilla et da Cariddi. Poi attraverseremo il sud dell’isola dei Sardi e ci dirigeremo verso l’imbocca­tura delle colonne d’Èracle. Qui cercheremo di rima­nere discosti dalla reggia di Calipso. Amorosa com’è, la ninfa sarebbe tentata di domandarmi di nuovo di sposarla e temo che ci terrebbe presso di lei come schiavi. Ne ho una triste esperienza ! Temerei anche che, per gelosia, farebbe molto soffrire Nausica. Ap­pena varcate le colonne d’Èracle, lanceremo le gru rosa per conoscere la direzione precisa... A proposito, hai preparato le navi ?


DIOMEDE

– Tutto è in ordine. Ho armato la nostra nave, riem­piendola di arpioni, lance, spade. Ci ho messo anche una piccola balestra per il lancio delle palle di piombo. Ho invece caricato soprattutto di viveri quel­la di Alcmeone. Sulla nostra ho anche fatto mettere il ca­vallo, facendo fondere in bronzo il modello che i tuoi concitadini avevano fatto per il tuo monumento. Gli ho messo sul collo un nastro bianco, per attirare la benevolenza di Poseidon. Rosso no, perché quel Dio è come un toro.


ULISSE

– Infatti egli s’incarna nel corpo del re, dopo che cos­tui ha bevuto il sangue del toro.

Ridono.


DIOMEDE

– Mi dimenticavo di dirti che al centro della nostra nave ho fatto costruire una cabina per la tua ninfa. Le abbiamo fatto un lettino come una cuna, in cui si possa dondolare secondo il rullio della nave e dormire sonni tranquilli, come una Dea.


ULISSE

La dobbiamo considerare come tale, perché da quel momento essa sarà una vergine offerta al Dio. La sua cabina sarà per tutti come un tempio.


DIOMEDE

– Lo dici per me o per te ?


ULISSE

– Per tutti, Diomede... Ma tu hai paura ?


DIOMEDE

– Come un eroe che si accinge alla sua ultima bat­ta­glia, no. E neppure come povero marinaio in mezzo al mare, perché gli Dei rispetteranno la nostra qualità di supplicanti... Certo non andiamo a una festa.


ULISSE

– Sei sicuro che quell’isola esiste ?


DIOMEDE

– Io si, perché la tradizione della sua esistenza è mol­to antica. Ma in fondo, anche se non esistesse e dovessimo fallire, avremmo sempre fatto qualche cosa di grande per aver violato il divieto degli dei.


ULISSE

– Lo penso anch’io. Mi punge il pensiero che stiamo cercando di penetrare l’enigma dell’universo e della nostra esistenza. Dobbiamo creare un ordine nuovo.


DIOMEDE

– Hai già pensato a che cosa dobbiamo fare quando saremo giunti nell’isola ?


ULISSE

– No, perché non so se le cose stiano proprio come il veggente ce le ha raccontate. Ma sono sicuro che non mancheremo d’astuzia. E poi, non devo cercare solo di salvare la mia vita, ma di strappare quella ragazza dalle mani di un Dio. Non ti pare che Nausica valga più di Elena ?


DIOMEDE

– Vedo che tu hai molta voglia di stuzzicarmi.


ULISSE
Sentendo dei passi

– Va, sento i passi di Penèlope. Parlare con lei ora mi è molto difficile... Ieri pensavo che con la sua spon­ta­neità e sincerità riuscirà, se non a sconvolgere, a de­viare i miei piani.




Scritto verso il 1978




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t330410 : 11/10/2019