DIOMEDE
Venendo dalla cabina di comando
– Ulisse, siamo giunti alle colonne
d’Èracle... Le vedi ?
Indicandole col dito.
Due alte scogli si ergono come colonne allacciate da una catena di gabbiani che sembrano impedirici il passagio.
ULISSE
– Dà gli ordini.
DIOMEDE
Prende il corno
– L’oceano... Gonfiate le vele... ai remi... Forza ! Coraggio ! Poseidon è con noi...
D’un colpo la nave rallenta, la vele si sgonfiano e da tutte le parti marinai scendono dagli alberi e salgono dalle stive mettendosi in ginocchio davanti a Ulisse.
UN MARINAIO
– No, Ulisse, non ci sentiamo di andare avanti. Ti abbiamo sempre ubbidito, affrontando pericoli di ogni sorta, flutti impetuosi, bufere, serpenti marini e mostri terribili, il sole e la sete, le montagne e l’abisso delle onde, ma ora, non possiamo seguirti. Non vogliamo sfidare gli Dei violando i loro divieti. Siamo noi più grande di Èracle che non ha osato varcare questi confini ma ha fissato sulle acque
le colonne affinché a nessuno venga in mente di oltrepassarle ? Non abbiamo paura per la nostra vita, ma per quella delle nostre famiglie, dei nostri figli.
ULISSE
– Mi trovo ancora con i miei compagni, quegli eroi che hanno vinto gli uragani, che non hanno avuto paura di Scilla e di
Cariddi, salpando sulle onde come su cavalli lanciati alla guerra e alla conquista ? Eravate dei gabbiani stuzzicati dal vento, dei delfini che giocavano sui flutti, ora non siete che uomini, meno che uomini, siete delle pecore ! Non sono gli
Dei che vi impediscono d’affrontare l’oceano ma la paura. Alzate le vostre teste ! Per anni abbiamo attraversato i deserti delle acque, dal nord al sud, sempre verso l’oriente. Ci mancava di conoscere l’occidente. E ora che siamo giunti alle sue soglie vi volete fermare ? Cessate, o umini, di piagnucolare come donne : ricordatevi che siamo chiamati a varcare i confini della terra e del mare conosciuto per toccare l’orizzonte, dove il giorno diventa notte. Popoli che ancora non conoscete vi chiamano perché anelano d’ascoltare la parole di Atèna.
ALCMEONE
Abbordando la sua nave
– Perché vi fermate ? Forza compagni, verso l’oceano... Voi portate Ulisse... Nausica, la stella del mare.
DIOMEDE
Prendendo la frusta
– Andate, compagni, riprendete il vostro posto alle vele, ai remi, alle funi... Siate digne di Ulisse.
A Ulisse
– Quale direzione dobbiamo prendere ?
ULISSE
– Le gru rosa, le gru rosa !
I marinai portano le gru e le lasciano volare.
Seguite la loro direzione... Leggermente verso sinistra.
TUTTI
– A rivederci gru, nella nuova terra.
La nave incomincia a beccheggiare e rullare... il vento sibila.
ULISSE
Col corno
– Siamo nell’oceano, nell’oceano...
DIOMEDE
– Ulisse, i flutti ci sollevano come cavalli lanciati...
ULISSE
– Montiamoli, andremo più veloci.
UN MARINAIO
– Ulisse, una vela si è squarciata.
ULISSE
– Lasciaci passare il vento.
UN MARINAIO venendo dalla stiva
– Non possiamo remare, perché siamo come in aria.
ULISSE
– Meglio cosi, volate se i remi si sono trasformati in ali.
Prende il corno.
Coraggio regazzi, in groppa alle onde, inseguite i cavalli del sole fino all’occidente.