Non potrei dimenticare l’evento di questo primo incontro. Dopo aver messo sul tavolo il
Peri ermeneias d’
Aristotele, il
Padre Pègues, rivolgendosi verso di noi egli, disse: «
é il primo giorno in cui entrate in filosofia ed é conveniente prommettere fedeltà al Filosofo. Avvicinatevi uno per uno per mettere la vostra mano sul libro. » E ciascuno si avvicino’, mettendo la sua destra sul volume. Poi, aprendo il volume al decimo libro, lesse, quasi salmodiando : «
O teos, enérgeia esti. Dio é atto’. » E lacrime scesero dai suoi occhi ! Qualcuno di noi rise. Ma io ne fui profondamente scovolto : E possibile che si pianga veramente perché
Dio é atto puro ? La filosofia raggiunge la poesia. Straordinario ! E quel pianto mi rimase nel cuore come uno spiraglio d’interrogazione et lucei.
Potei rispondere alla mia interrogazione più tardi, à l’età adulta. Seguendo il processo della conoscenza, andando dalla sensazione alle idee, e da queste alle leggi dei fenomeni, e dai fenomeni alle cause, sono presso dalla presenza di un Soggetto che non pensa come me in seguito all’esperienza, ma a partire della intuizione delle cause :
Dio. E il mio pensare é sempre unito col suo, e il suo rivolto al mio. Una relazione del pensare che raggiunge una felicità che mi fa piangere !