ANALYSE RÉFÉRENTIELLE |
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Ennio FlorisAutobiografia |
FirenzeLa morte del Piccione |
Introduction |
Fui trasferito a Firenze. Mi capito’ in questo periodo di incontrarmi col Padre Fulton, Provinciale della provincia domenicana di California, venuto a Roma per ragioni, credo, della sua funzione. L’incontro essendo amichevole, l’informai del mio caso. Egli mi comprese, tanto che si cofido’, dicendomi : « Ero protestante e mi convertii al cattolicesimo, ma se resto ancora a Roma temo di perdere la fede ! » Vivamente interessato, mi offerse un posto di professore di filosofia nello studio della sua provincia. Accettai, spedii i miei libri, feci le pratiche per il passaporto e attesi il visa. Ma perché accettai ? Senza dubbio perché uscivo dal bivio, portandomi in una terra dove credevo di poter risolvere il problema di coscienza senza troppi traumi. Uomo in fuga, a cui si offriva una via d’uscita ! Ma durante questa attesa, stranamente lunga, fui assalito dal dubbio che la decisione che avevo preso non era onesta. Come potevo insegnare in un istituto cattolico e religioso, quando non credevo più ? Avevo bisogno di un consiglio. Ma andare da qui ? Per cadere di nuovo sotto le mire de Santo Uffizio ? Non mi rimaneva che rivolgermi a dei protestanti. Ma c’erano dei protestanti a Firenze ? Li trovai senz’altro cercando le chiese, che fino a quel momento mi erano ignote, la Chiesa battista e la valdese. Ebbi successivamente un appuntamento con i rispettivi pastori : l’interessamento fu reciproco. Mi dissero pero’ che i miei dubbi non erano che scrupoli, e che dovevo profittare dell’occasione propizia per fare il salto dal clericato alla laicato in America perché, restando in Italia, mi sarebbe stato psicologicamente impossibile, o facendolo, sarei stato costretto a vivere in una condizione peggiore della presente. Fui felice di averli conosciuti, ma non ne fui convinto. Qualche settimana dopo, il pastore della Chiesa valdese mi telefono’ dicendomi che un professore Francese, a cui egli parlo’ di me, aveva manifestato il desidero di conoscermi. Lo incontrai e gli raccontai la mia situazione e i miei timori. Era un « ex-prêtre », che aveva fatto gli studi di teologia alla Gregoriana nel medesimo tempo in cui io li feci all’Angelicum. Mi disse che anche per lui era immorale andare in America col proposito di lasciare la Chiesa, perché mancavo di fedeltà alla parola data a una persona che mi aveva fatto del bene. Ma conveniva col pastore che, restando in Italia, la Chiesa avrebbe fatto di tutto per pentirmene. Avrei potuto trovare una soluzione piuttosto in Francia. Prima di separaci, mi disse : « Sei uomo e quindi libero. Se credi bene di lasciare la Chiesa, lasciala e se non sai dove andare, vieni in Francia. Ecco il mio indirizzo : Collège cévenol, Le Chambon sur Lignon. » Un mese dopo, sempre in attesa del visa, vidi in chiesa un piccione, che svolazzava ininterrottamente sotto le volte. Ne ebbi compassione. Chiesi al fratello converso, responsabile della chiesa, se poteva farlo uscire. « Impossibile, mi rispose, quando un piccione vi entra, ne rimane pergioniero, restando sempre in alto volando, nel tentativo di uscire, fino alla morte ! » « Alla morte ? » « La vada alla cappella di destra, e guardi dietro il grande quadro di Cimabue. ». Ci vado, e trovo cinque o sei cadaveri di piccioni. Ritorno da lui che, guardandomi con un riso beffardo e sarcastico, proprio di un personaggio comico di una scena tragica, soggiunse : « Quando si entra nella santa Chiesa di Dio non si puo’ uscirne che morti ! » |
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t495100 : 17/11/2020