ANALYSE RÉFÉRENTIELLE |
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Ennio FlorisAutobiografia |
Sulla via del protestantesimo |
Introduction |
Arrivato, capii che mi trovavo in un luogo che era come nido d’aquila del protestantesimo francese, verso cui le circostanze della vita mi avevano aperto la via. Dopo un breve soggiorno dal mio amico, passai a l’Accueil fraternel, diretto da una coppia americana, della quale divenni amico. Ennio Floris raconte Ambientantomi, lasciai Le Chambon dopo diversi mesi, avendomi trovato un lavoro alla Tompson di Nevers. Di là, andai in Germania a sradicare l’Unkraut ; dalla Germania a Londra, dove trovai lavoro come facchino in un ospedale, grazie all’interessamento di alcuni nuovi amici. Dopo mesi di questo lavoro, arricchito da una ricca esperienza del mondo operaio e di contatti culturali, tornai in Francia, dove mi fu offerta dalla Chiesa riformata una borsa di studio per una licenza nella facoltà di teologia protestante dell’Università di Ginevra. Conseguita la licenza, mi fu offerta dalla stessa Chiesa riformata di Francia la carica di Direttore del Centro protestante del Nord, luogo di incontri famigliari e culturali. Divenuto pienamente responsabile, feci di tutto per transportare il Centro a Lilla, dandogli una nuova funzione, quella di essere una piattaforma che il Protestantesimo francese offriva a credenti e non credenti per un dialogo libero e franco. Apertura della Chiesa al mondo ! Potevo cosiderarmi felice della nuova vita : uomo nuovo, europeo, di fede cristiana ma aperta alla cultura, e al di fuori di ogni dogma, in seno a un protestantesimo dove il culto stesso non ha un carattere sacro, ma di parola, sulla base di una Scrittura come documento di interpretazione esistenziale. Ma dopo dieci anni, giunsi anche qui a un momento di rottura. La Chiesa riformata del Nord non aveva accettato, se non di fatto, che il Centro avesse una funzione diversa da quella della sua origine, cioé a servizio dei bisogni delle Chiese, e non del dialogo fra Chiesa e mondo. Si aggiunga la paruzione nella rivista teologica della facoltà di teologia protestante di Montpellier di un mio articolo sulla « Morte di Dio », questione in voga allora a partire di Bonhoffer. Non certo ortodosso, l’articolo attiro’ la collera del Presidente della Chiesa riformata, che mi mando’ una lettera di condannazione e di espulsione dalla Chiesa. Per coincidenza, il corpo dei Pastori del Nord, nella riunione annuale per il programma del Centro, m’impose, prima di cominciare, di pronunziare la confessione di fede della Chiesa, per dimostrare che ero veramente protestante. Rifiutai, come un tranello e una sfida. Pregato dal Presidente di narrare ai fratelli la mia « conversione » al protestantesimo, parlai della mia crisi e del mio processo critico che ne segui. Finii col dire che il Direttore dell’Accueil fraternel, pastore ecumenico, che aveva avuto l’occasione di leggere qualche cosa della mia critica, aveva affermato che essa raggiungeva la linea di riforma tracciata da Lutero. Questa affermazione scateno’negli animi dei miei « fratelli » una collera furiosa, pazzesca. « Abbiamo un nuovo Lutero : Ennio Floris é ormai il nostro Lutero ! » Gridavano come forsennati. Seguirono le ingiurie, mentre dei pomodori piovevano sul tavolo e su di me. « Scendi dalla cattedra ! Imbecille ! » gridavano con sarcasmo e disprezzo. Discesi, ma prima, levando le braccia verso di essi dissi : « Non sprecate i pomodori, di cui avete bisogno per il vostro pasto frugale del mezzogiorno. » E battendo i piedi sulla piattafroma, dissi, rispondendo al disprezzo con disprezzo : « Se porto ancora della polvere del vostro protestantesimo, la scuoto dalle mie scarpe e ve lo lascio. » E rivolgendomi ai collaboratori del Centro, « andiamocene ! » dissi. Tutti mi seguirono, offesi e disgustati. Mi vennero in mente le parole di Virgilio a Dante per distoglierlo da una bolgia infernale : « Non ti cura di loro, ma guarda e passa ! » Inviai in seguito al Consiglio nazionale della Chiesa una lettera, manifestando il mio stupore che il Protestantesimo si comportasse come la Chiesa cattolica de l’inquisizione non l’ha fatto. Il Consiglio nazionale prese la via della saggezza. Sospese la decisione di espulsione inviatami dal Presidente che, per fortuna, aveva finito il suo mandato, ma mi esonero’ dell’incarico di direttore del Centro, e mi concesse una borsa di studio per ottenere il dottorato in filosofia. La sagezza e l’intelligenza prevalse su un fondamentalismo gretto e settario. Accettai, e presentai all’Università di Nanterra una tési su Giambattista Vico, sostenuta col Professore Ricœur. E fu questa tesi a offrirmi lo schema filosofico per sostenere la mia critica : lo storicismo. Il mio libro, Sous le Christ, Jésus marca il punto di arrivo del lungo e travagliato cammino della mia formazione critica, cammino che mi é apparso spesso come la mia traversata del Mare Rosso, e il principio di un’attivita di pensiero dedicata alla ricerca dei problemi sorgenti nei rapporti fra mito e ragione, ragione e fede, fede e vita. |
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t496100 : 22/11/2020