ANALYSE  RÉFÉRENTIELLE
ET  ARCHÉOLOGIQUE


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Ennio Floris


Autobiografia





Arezzo

Il ginnasio





Introduction

Cagliari

Arezzo

Pistoria

Roma

Il Santo Uffizio

Firenze

Sulla via del protes­tantesimo

Sous le Christ, Jésus



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   Il piroscafo uscito dal porto, mi misi in poppa per vedere Cagliari allontanarsi. Era il primo mio viaggio che mi portava in continente. Sentivo che mi allontanavo veramente dalla mia terra, alla quale dicevo addio ! Ripetevo i versi di Dante « Era l’ora che volge il disio ai naviganti e intenerisce il cuore », ma ero sconvolto, eccitato perché andavo in continente, terra che non conoscevo et dove non sarei stato più io. Guardando Cagliari che lentamente scompariva sentivo che abbandonavo me stesso. E chiusi gli occhi ; dicendo : « Non andartene ! » Ma essa scomparve come un’ ombra. Mi sembrava pero’ di vederla seguita da uccellini di terra e di mare ; in lamenti acuti di addio. Scoppiai in pianto ! Mi sembrava pero’ di percepire il profumo del gelsomino, del limone, delle fressie e delle rose. Ed essa i restava in me comme un’imagine d’incanto al punto che non avevo più voglia di aprire gli occchi. « Ti assicuro, le dissi, che non ti dimentichero’ e che tu resterai sempre nel mio cuore ! » Lasciai la poppa, per andare nella mia cuccetta.

   Arrivai a Civitavecchia al mattino e di là presi il treno per Arezzo. Alla stazione trovai una persona che mi aspettava. Nel collegio i giovani erano in molti. Credo settanta, dei quali una cinquantina più grandi di me. Uno mi si avvicino’ e mi disse : « Beduino, da dove vieni ? » « Perché mi chiami beduino ? » « Ma non ti sei mai visto nello specchio ? Sei bruno, bruno, col viso da deserto, e poi un po’ piccolo... Insomma hai l’aspetto d’un beduino. Ma dall’accento, tu devi essere "sardignolo" ! » « Prego, cambia tono e lascia le immàgini : sono sardo, non "sardignolo", titolo da dare solo agli asini sardi. » « Ah ! Bisogna che venga tu per dirmi che gli abitanti della Sardegna non sono dei "sardignoli" ma Sardi, come se quelli della Romagna volessero chiamarsi non "romagnoli" ma "romagni" » e rise. « Si vede che la differenza fra sardo e ciuco non é usata da voi, sardi ! » « Sai fare il buffone, ma tu vedrai che sarai costretto a non scherzare cosi con me. » « Costretto da te ? » « Tu vedrai, sulla parola ! »
   E non dovette aspettare molto, perché alla fine del primo trimestre dovette riconoscere che ero il terzo del Collegio. E fu lui a venire dai me per dirmi : « Come hai fatto a non essere più beduino ? » « Non lo sai ancora ? gli risposi Ebbene perché ho preferito esserlo ! Fino a quando tu ti stanchi ? » Ma non rispose e capi. E non ci fu più alterigia nei miei riuiardi di sua parte.

   Lasciando il collegio, non vorrei dimenticare Galletti, ragazzo di una memoria prodigiosa. Gli bastava leggere un testo una o due volte, per ritenerlo in mente.
   Ci guardavamo in principio con una certa diffidenza, ma fummo d’accordo per lanciare un giornale del collegio, accettato pienamente sia dagli allievi que dai direttori. Ciascuno di noi due vi scriveva una pagina. I nostri articoli erano sempre di critica fell’uno o de l’altro, era dunque molto atteso. Ma poi avevavamo pensato di scrivere anche articoli di caracttere letterario o poetico. Certo le nostre critique non erano sempre accettate dagli studenti, soprattutto quando li concerneva. Ma poi tutti conpresero sia che la critica non era cattiva, sia qu’essa era per tutti et che spingeva ciascuno a andare al di sopra della gelosia et della pattegolezza. Si comprese da tutti che il nostro giornale ci avviava à essere non solo degli scrittori ma degli uomini.




2005




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t492100 : 16/11/2020