ANALYSE  RÉFÉRENTIELLE
ET  ARCHÉOLOGIQUE


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Ennio Floris


Autobiografia





Cagliari

La grammatica latina





Introduction

Cagliari
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- La grammatica latina

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Il Santo Uffizio

Firenze

Sulla via del protes­tantesimo

Sous le Christ, Jésus



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   Della mia infanzia, passata a Cagliari, dove ero nato, ricordero’ ancora la decisione che presi di orientare la mia vita verso lo studio, in seguitto alla possessione di una Grammatica Latina, datami in dono.

   A l’età di nove anni comminciai a frequentare la chiesa di Santo Domenico, che non era lontana da casa, diventandone chierichetto. In uno dei primi giorni, vedendomi, il Padre Zappulla mi disse : « E la prima volta che vieni qui ? Come ti chiami ? » « Ennio Floris », gli risposi. « Flores apparuerunt in terra nostra ! » esclamo. Ne fui stupito e, sorridendo, dissi : « Oh ! grazie ». « Ma come puoi dirmi “grazie” se non hai capito nulla ? » « Ma io ho capito », « Hai capito ? ma che cosa ? » « Che i fiori appariscono nella nostra terra ». « Ma come hai potuto capire se non sai il latino ? » « Non so il latino, ma forse esso é un po’ simile all’italiano ». « Tu sei nato per il latino, ragazzino. E straordinario ! Ti faro’ dono di una grammatica latina ». Dopo qualche settimana me la dette. Allora cominciai a fare le mie commissioni con la grammatica latina sotto il braccio.
   In una bottega qualcuno veedendomi mi domanda : « Che libro porti in braccio ? » « Ma non é per te, rispondo, é del latino. » « Del latino ? Studi già il latino ? Ma non sei ancora nel ginnasio ! Lo studi da solo, allora ? » « Eh, si ! »

   Ma un giorno, uscendo da una bottega, sempre con la grammatica sotto il braccio, tre ragazzi, sbir­ciandomi con derisione da una certa distanza, si misero a gridare, per provocarmi : « Occhio di bue ! » Naturalmente erano stati sopresi dallo strasbismo del mio occhio sinistro ! Offeso, ma deciso di vendicarmi, li guardai per misurare le forze in gioco. Non avrei potuto reggere a una lotta, perché erano in tre e senza dubbio più forti di me. Scappare ? Ah ! Questo No ! E poi perché sarebbe stato peggio perché mi avrebbero acciaccato di botte. Ma ricordai di aver appreso a scuola la sfida degli Orazi e Curiazi.
   Io sono rapido, alla corsa, pensai. Mi mettero a correre come se avessi paura ; certamente mi inseguiranno e uno di loro precederà gli altri. Lo lascero’ avviccinare e, bruscamente, mi fermero, gli daro’ una violenta gomitata e lo gettero’ a terra. Poi riprendero’ la corsa, per fare lo stesso con un altro, se m’inseguissero... Ma saro’ vicino a casa ! Mi metto dunque a correre e tutti i tre mi inseguono, ma uno di loro, più veloce, si stacca dagli altri, proprio come avevo pensato.
   A un certo punto bruscamentente mi fermo, allargo il braccio per metterlo à terra. Ma lui si sposta subitamente mentre la grammatica latina mi cade per terra ! Rimaniamo l’uno di fronte all’altro, come stupiti di una cosa insolita, con gli occhi fissi sulla grammatica che giaceva per terra come una bestiolina uccisa. Il ragazzo rompe il silenzio e, meravigliato, mi dice : « Allora tu studi veramente il latino ? » « Certo, non sono mica indietro come te ! » Non si urto’, ma resto’ silenzioso, forse aspettando gli altri. Approf­fittai del suo silenzio per dirgli : « Ma dimmi, il bue ha l’occhio più grande o più piccolo del mio ? ». « Che domanda ! Certo é più grande ! » « Allora io non ho l’occhio di bue ! Non ti pare ? » « Hai ragione! Non ci avevo pensato. »
   Intanto gli altri due arrivano e uno, rivolgendosi a l’amico che parlava con noi’, dice : « Prendigli il libro ! » E lui, « Ci siamo sbagliati, non ha l’occhio di bue ! » « No ? allora andiamocene ! » E se ne andarono. Mi convinsi che avevavo preso il mio strasbismo per una stregoneria, di cui ebbero paura ! E volevano forse farmi la pelle ! « L’ho scappata bella ! » mi dicevo ! Ritornato a casa, non dissi nulla a nessuno. Mi rimproveravo pero’ di comportarmi come uno stupido, con la grammatica sotto il braccio, per fare apparire quello che non ero. « Sono piu stupido di quei cretini », mi dissi.



   Mi decisi allora di aprire questa grammatica e di leggerla. Avendo letto nell’ introdizone che nel latino l’articolo é sostituito dalla declinazione, incomincio dunque dalla singolare di queste : Rosa, la rosa ; Rosae, della rosa. « E’ semplice, dicevo, posso impararlo da solo ». E seguo fino alla fine de la declinazione. Vado in giardino, non monto come al solito sugli alberi, ma presso una pianta da rose in fiore e ne colgo una. Puntando lo sguardo su di essa dico: « la rosa ! » Poi, staccando un petalo dalla rosa, dico : « della rosa ! » Chiudo gli occhi : « rosae » Ancora dico : « rosam ! » Ma perché questo « em­me » ? Forse per significare la rosa in quanto é mia, perché la vedo, la colgo, la tengo in mano : e ricomincio, ma cantando, il plurale : rosae, rosarum, rosis, rosas, rosis. Il bello era che ero come convinto di giocare con lei au « sighi-sighi » (rincorrersi) !

   Giunto alla quinta declinazione, un giorno oso dire al Padre Zappulla : « So il latino, Padre ! ». Con un certo umore dice : « Si, almeno per poter andare in collegio, forse nella provincia romana. Ne ho parlato col Padre Olivi. » Dopo un po di tempo incontro il padre Olivi in sagrestia, dove stavo con tre altri chierichetti. Vedendoci, ci dice : « Chi di voi vuole dunque andare in collegio per essere domenicano, dell’Ordine di Tommaso d’Aquino e di Lacordaire ? ». « Io ! » dissi, alzando la mano. Egli si intratenne con me e, in seguito, andammo da mia madre, ma essa si oppose, sostenendo che non potevo essere frate, perché ero un « tizzone d’inferno » ! Ma poi dovette cedere alla mia insistenza. Lavorai qualche mese in un negozio per avere dei soldi per il corredo, e potei partire perché il Padre Olivi aveva tutto preparato, trovando anche un padrino che s’impegnava a versare il mensile. E parto un giorno in Continente !




2005




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