ANALYSE  RÉFÉRENTIELLE
ET  ARCHÉOLOGIQUE


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Ennio Floris



Ulisse



Drama in otto quadri






Secondo  Quadro :

L’arrivo  di  Nausica


(nel porto)





Sommario
Dedica
Personaggi
Prologo

I due supplicanti

L’arrivo di Nausica
- Scena Prima
- Scena Seconda
- Scena Terza
- Scena Quarta

La deliberazione dell’impresa

L’addio

Il viaggio nell’oceano

L’omaggio al Re dell’Atlantide

L’uccisione di Poseidon

Il sacrificio di Ulisse


SCENA SECONDA


(Ulisse e Diomede)





ULISSE
S’incamina sul littorale. Un uomo sbuca improvvisamente da una roccia

– Chi sei tu o uomo ? Un nemico che viene per spiare le fortificazioni della città o un soldato che cerca di sfuggire alla noia giocando, come un bambino, alla pre­sa di Troia ?


DIOMEDE

– Né l’uno, né l’altro, nobile Ulisse... I venti, soffiati da Eolo, mi hanno spinto su questa terra, da dove il terribile Poseidon aveva cercato di allontanarti.


ULISSE

– O Diomede ! ma sei proprio tu ?


DIOMEDE

– Si, sono proprio io, il tuo vecchio compagno di lot­ta.

Si abbracciano.

   Se è proprio Poseidon a farmi naufragare, questa volta ha commesso un grave errore. Ha fuso insieme le due fiamme che avevano messo il fuoco alla sua cara città di Troia.


ULISSE

– Ma dove stavi andando ? Mi avevano detto che tu eri uno dei pochi eroi che erano riusciti a ritornare in patria e dormire notti tranquille fra le braccia delle loro mogli.


DIOMEDE

– Posso dirti, Ulisse, che questa volta un Dio mi ha assistito. Se fossi andato a letto con mia moglie, starei ancora dormendo il sonno della morte.

Ride a crepacuore.


ULISSE

– Cosa mi dici ?


DIOMEDE

– Giunto a Argos, ho avuto subito il sospetto che mia moglie me avesse tradito. Essa aveva ordito un tra­nello proprio alla porta di casa dove il suo amante si teneva nascoto per piobarmi adosso e uccidermi. Non c’è cosa più bella per un amante che offrire alla sua amata il cuore del suo rivale. Mi sono salvato rifu­gian­doi presso l’altare di un Dio, fiducioso che da noi anche un delinquente ha paura di uccidere un sup­pli­cante. Ero fra Greci, non in mezzo a barbari, non ti pare ?

Ride ancora di cuore.

   Credo che mi sia passata per molto tempo la voglia di riposarmi in un letto fra le braccia si una donna.


ULISSE

– Curiosa fine quella di molti eroi. É accaduto peggio a Agamènnone. L’hai saputo ? Appena entrato in ca­sa, Clitennestra, sua moglie, l’ha fatto trucidare da Egisto, suo amante. È stata più decisa, se non più cru­dele, di Aegiate, tua consorte. Mi sembra che ques­ta guerra di Troia ci abbia maledetti. Delitti come questi non possono essere suggeriti che dagli Dei. Sono sicuro, per sempio, che Aegiate abba agito per istigazione di Afrodite, che si è voluta venndicare dell’umiliazione che le avevi fatto subire ferendola leg­germente. Clitennestra è stat spinta da Artemide, a vendicarsi contro Agamènnone del sacrificio di Ifi­genia.


DIOMEDE

– Solo tu sei stato fortunato, perché Penèlope ti è restata fedele, fino a burlarsi dei suoi pretendenti.


ULISSE

– È vero. Mi domando però se si è comportata cosi per amore o per astuzia. Sono convinto che il giorno del banchetto quando, mandicante incognito, stavo in mezzo alla turba dei pretendenti, essa mi ha ricono­sciuto. Se mi avesse veramente amato, non avrebbe potuto frenare la sua gioia. Invece era imbrigliata fra due amori, verso di me e verso di Antinoo, il pre­ten­dente che più degli altri credeva di essere da lei ama­to. Prudentemente essa si è ritirata nei suoi appar­ta­menti, lasciando agli Dei l’ufficio di prendare la de­ci­sione. In altri termini, essa mi ha messo nella situa­zione di farmi uccidere da Antinoo o di icciderlo.


DIOMEDE

– Vedo che tu sei pessimista verso la donne e cerchi di comprendere il loro amore come un intrigo di con­venenzia. Io, invece, sono convinto che Penèlope ti amava ; ma non era sicura della tua identità. Infatti perché ti ha domandato un segno e t’ha riconosciuto con quello del letto ?


ULISSE

– Maché letto ! Era un sotterfugio per nascondere la sua doppiezza. Essa voleva darsi a colui che avrebbe vinto nel duello, o a me o a Antinoo.


DIOMEDE

– E tu l’hai ucciso con la prima freccia.


ULISSE

– Si, al primo colpo, cercando anche di sfigurarlo in viso per impedire che la sua immagine entri nel suo cuore.


DIOMEDE

– Tu credi, avendolo deturpato, di aver veramente impedito che la sua immagine sia entrata nel cuore di tua moglie, se essa l’amava ?


ULISSE

– Oh no ! Penèlope mi ha assicurato che, morto, An­tinoo ha una ragione di più per essere il suo preten­dente, perché ha dato la vita per lei. Essa teme che, per averla, li farà scatenare le Erinni.


DIOMEDE

– Hai tu paura delle cagne dell’inferno ?

Guardando a destra, vede la nave dei Feaci.

   Di chi è questa nave ?


ULISSE

– Dei Feaci, sai, coloro che mi hanno condotto qui, a Itaca, dopo l’ultimo mio naufragio. Sono ritornati qui per condurmi Nausica, la figlia del Re che mi aveva accolto. Un oracolo ha deciso che la regazza debba essere consacrata come vergine nel templo di Posei­don. Ma siccome essa afferma che Atèna l’aveva in­vi­tata a andare sulla spiaggia per prepararsi al suo matrimonio, non vuole accettare prima che gli Dei si accordino fra loro, perché Poseidon la vuole vergine, mentre Atèna l’invita alle nozze. La regazza desidera che io divenga arbitro in questo giudizio.


DIOMEDE

– Ecco una nuova Elena che ti costringerà a andare in guerra.




Scritto verso il 1978




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t330220 : 15/10/2019