ANALYSE  RÉFÉRENTIELLE
ET  ARCHÉOLOGIQUE


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Ennio Floris

Francesca da Rimini

Drama in quattro atti




Atto primo

scena quinta



Indice

Personaggi

Atto primo
- scena prima
- scena seconda
- scena terza
- scena quarta
- scena quinta
- scena sesta
- scena settima

Atto secondo

Atto terzo

Atto quarto



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ARMANDO
Senza volerlo, tu ci hai fatto, Bruno, una lezione dantesca.

BRUNO
Da vero ? Direi piuttosto che ho manifestato una mia esperienza che, purtroppo, va contro Dante.

VIOLETTA
Non lo credo, Bruno, perché fa comprendere invece che anche per Dante Francesca è uscita dall’Inferno.

BRUNO
Questa poi ?

VIOLETTA
Infatti, condannata come tutti i lussuriosi a essere trascinata dalla bufera infernale, essa è portata da un vento leggero quando si avvicina al poeta.

ALFREDO
Aggiungerei che Francesca parla con Dante non come una dannata maldicente, disperata, astiosa e spinta da uno spirito di vendetta, ma come una fanciulla amorosa, soave, affettuosa. Non solo non maledice Dio ma è pronta a intercedere presso di Lui per la pace del poeta.

ARMANDO
Però si tratta di una preghiera ipotetica.

ALFREDO
E che ipotesi ! « se fosse amico il Re dell’universo » (DC Inf V,91). Affermazione sottile, volontariamente equivoca. Francesca avrebbe dovuto dire : « se fossimo amici di Dio », invece dice « se Dio fosse amico », insinuando che lo potrebbe diventare. In ogni caso essa non si considera nemica…

VIOLETTA
Infatti è disposta a pregare per la pace del poeta. Nel suo cuore essa dunque prega… se prega, non è una dannata.

ARMANDO
La vostra idea mi piace e si puo fondare sul doppio discorso del poeta, epico e drammatico : epico quando racconta, drammatico quando fa agire e parlare il personaggi come se fossero attori. Direi che Francesca esce dall’Inferno come attore drammatico, non appena si mette a parlare con Dante per raccontargli la sua storia d’amore.

BRUNO
Però essa rientra nell’Inferno, come un attore fra le quinte, non appena finisce di parlare.

ARMANDO
Non direi. Forse rientra nell’Inferno come personaggio epico, in quanto ritorna nella storia narrata del poema. Come attore invece essa scompare e non si sa dove. Sen’altro nel cuore di Dante e di quelli che l’hanno ascoltata.

ALFREDO
Sarei tentato di spiegere questo che dici con la teoria della catarsi tragica d’Aristotile. Il tragico del dramma non è, come abbiamo convenuto, nell’uccisione dei due amanti ma piuttosto nella loro morte morale a causa del dogma religioso. Ora essi risorgono nella pietà degli ascoltatori, come di Dante che sembra assumere la loro morte. Il tragico è sublimato nell’umano.



c 1975




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