ANALYSE RÉFÉRENTIELLE |
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Ennio FlorisFrancesca da RiminiDrama in quattro atti |
Atto primoscena terza |
Indice Personaggi Atto primo - scena prima - scena seconda - scena terza - scena quarta - scena quinta - scena sesta - scena settima Atto secondo Atto terzo Atto quarto . . . . . . . - o 0 o - . . . . . . . |
ARMANDO (Entra, seguito da Bruno) Scusatemi del ritardo, amici. Sono stato trattenuto da un autore che mi ha proposito di rappresentare l’Ulisse di Dante. Come vedete, è la mia ora dantesca. Mi consola però il pensiero che il mio ritardo vi abbia dato l’occasione di riflettere già sulla rappresentazione di Francesca da Rimini. (Abbracciando Violetta) Felice di averti con me, cara. (Stringendo la mano di Alfredo) Grazie, Alfredo, d’aver accettato : con un attore come te, Dante non ci farà brutta figura ed io non demeriterò ai suoi occhi. (Ride. Mettendo la mano sulla testa di Bruno) Mi ero quasi dimenticato di presentarvi Bruno, attore in erba, che frequenta il terzo anno dell’Accademia. Ha tanta voglia di recitare che per salire sul palcoscenico lascerebbe anche una ragazza, di cui e fortemente innamorato. BRUNO È una fortuna oltre che un piacere per mi trovarmi in mezzo a voi. (A Violetta e ad Alfredo) Spero che non serete delusi del mio modo di recitare. VIOLETTA Dovrei dire la stessa cosa anch’io, Bruno. Sono novellina come te e di più quasi estranea al teatro. Mi console però il fatto che i personaggi che dobbiamo insieme representare erano anch’essi del tutto nuovi al loro dramma d’amore. ALFREDO (Cercando d’essere disinvolto) Non preoccuparti, Bruno. Credi forse che quando si è attori di professione si abbia proprio imparato a recitare ? Sai, recitare è come amare, si resta sempre nuovi. ARMANDO Mattiamoci al lavoro. State come volete, pur di essere disposti… sarei per dire a « ragionar d’amore »… no, a cercar di comprendere il tragico di questo dramma d’amore. BRUNO Che cosa ci proponi, Armando ? Forse di indagare sulla passione che ha condotto i due amanti a quel bacio e sul dramma di gelosia che ha spinto Giancotto a ucciderli ? VIOLETTA L’idea mi sembra giusta. Potremo partire da quel bacio che mi pare essere nelle stesso tempo profondamente lirico e terribilmente tragico. ALFREDO Mentre vi aspettavo avevo pensato anch’io di tesserne la trama partando da quel bacio. Mi erano venute in mente diverse scene concatenandole in tre atti. ARMANDO Vi dirò che il tragico del fatto non mi interessa affato o solo indirettamente. Non intendo riprendere il dramma d’amore della Francesca reale ma di quella cantata da Dante. BRUNO Trovi tu molta differenza fra le due ? ARMANDO E come ? VIOLETTA Armando ha ragione. Quando Francesca venne uccisa, essa era già madre, quindi una donna matura, anche se ancora molto giovane. Nel canto invece essa non solo è giovanissima ma così fanciullada essere ancora ignara dei pericoli d’amore e anche della propria seduzione. Anche Paolo, del resto. Essi cadono nella trappola quasi senza accorgersene, leggendo ingenuamente un romanzo già classico in quei tempi. Pensate : essa si fa rossa nel leggere che Lancillotto bacia la regina, sua amante. ALFREDO Mi sembra anche che Dante metta in sordina il tragico del fatto per accentuare l’ingenuità dei due amanti, facendoli vittime del loro amore prima che lo diventino della gelosia di Giancitto. ARMANDO Esatto. In Francesca, Dante vuole rappresentare la donna che si abandonna all’amore senza tener conto dei limiti imposti dalle Morale. Più precisamente, quella che si abbandona all’amore cortese. Infatti, sebbene egli accenni all’uccisore, si limita a gettarlo nella fossa di Caina, senza più curarsi di lui. Quello che gli preme è piuttosto la colpa degli amanti che quella del criminale. Questi scapa perseguitato dalla legge divina, mentre le sue vittime vengono prese dalla stessa legge, condennate, rinchiuse nel carcere eterno. Perché ? Perché si sono amate. BRUNO Incredibile ! Non a torto al liceo dicevamo che Dante è retrogradato. Ora direi peggio : è un moralista inquisitore, tanto più rigido, feroce, quanto più si mostra tenero verso i suoi accusati : lo zelo per i libri proibiti los pinge fino a mettere all’indice uno dei testi maggiori della letteratura del secole e a gettare i lettori sul suo rogo. ARMANDO Piano, Bruno ! Mi sembra che anche tu ti lasci trasportare da un altro zelo, quel della libertà del costume. E poi credo che bisogna giudicare l’attitudine di Dante piuttosto con criteri storici che morali : tu sai che l’amore cortese, nato nel ristretto ambiente delle Corti e conosciuto soltanto come motivo poetico, si era diffuso più tardi come cultura etica, divenendo anche oggetto di Trattati nei quali era proposto come un’ética d’amore contro la Morale in vigore. Era la prima etica laica contro quella religiosa. ALFREDO Tanto che la Chiesa vi si era opposta, lanciando i suoi predicatori, teologi, canonisti e confessori per annunziare la pena alla quale Dio la condannava. BRUNO I trattati d’amore sono forse contro la morale matrimoniale ? ARMANDO Non direttamente, ma la suppongono valevole solo per quelli che erano costretti a unirsi senza potersi amare. Nel matrimonio non c’è amore : è uno dei principi ribaditi in questi Trattati. BRUNO È anche la convinzione di noi giovani, ma lasciamo stare, e ritornamo a Dante. Anche se mi metto gli occhiali da storico, l’attitudine del poeta resta. Egli ha aderito a questa Morale senza amore, fino a mettere al suo servizio la sua poesia per condannare l’amore. ALFREDO Ma forse tu non sai, Bruno, che egli codannava anche se stesso ? VIOLETTA (Rivolgendosi a Bruno) Si, è stato proprio così, Bruno. (Con dolcezza) Vedi, quando Dante aveva la tua età egli era come te amante della libertà, religioso sì ma non tanto da non opporsi alla morale vigente. Hai letto la Vita nuova e le Rime ? BRUNO Le Rime, no. E chi le legge, se non gli eruditi ? Quanto alla Vita nuova l’ho piuttosto leggi ucchiata per motivi di scuola. Mi è apparsa però noiosa, direi insipida anche, perché mi pare ispirata da un amore che castra il giovane piuttosto che infiammargli il cuore. VIOLETTA Al contrario per me è bellissima, densa di un lirismo che supera quello della Divina Commedia… Ma forse, anche se ci separano poci anni d’età, la nostra distanza culturale è già grande. È difficile per i giovani della tua generazione comprendere il codice di questa poesia. BRUNO Sarà vero, al punto che non so neppure quello che vuoi dire quando mi parli di codice poetico. Ché io ho letto la Vita nuova tutto d’un fiato perché credevo che fosse l’autobiografia del poeta e ho cercato d’interpretarla alla luce della mia esperienza amorosa. Ora te dico che ho riso di cuore, trovando che Dante abbassa gli occhi e trema fino a avenire davanti a Beatrice. VIOLETTA È molto più di un’autobiografia, se vuoi un’autobiografa che diventa nel medesimo tempo lirica e iniziazione. (Guarda con tenerezza Bruno, fissandolo negli occhi. Bruno li abbassa) Vedi, Bruno, Beatrice forse guardava Dante cosi. BRUNO Ma il mio sentimento è diverso : ho socchiuso gli occhi, ecco te lo dico, perché avevo voglia di baciarti. ALFREDO Anche Dante chiudeva gli occhi per questo motivo quando Beatrice le guardava, Bruno. VIOLETTA (Un pò agitata) Lasciamo questi dettagli letterari. Ti dicevo dunque della Vita nuova e delle Rime. Ora Dante vi si mostra non soltanto poeta d’amore cortese ma anche pionere di quest’amore, avendo l’intente di trasportarlo dalle Corti d’origine nelle città borghesi, sopratutto Firenze. Egli cantava l’amore per la sua bella come un vero trovatore. ALFREDO Per la sue belle soltanto ? Ma anche per altre donne gentile che, piene di spirito e di bellezza, attorniavano la dama come damigelle d’onore. Di alcune di esse ne dice il nome, come Violetta, Lisetta, Fioretta, di altre lo lascia indovinare, tale Ombretta, Lucia… VIOLETTA (Arrossendo in viso) Con i loro vestiti variopinti fiorivano la plazza di una nuova primavera. Era quello che mancava a una città, che Giotto, Orcagna, Arnolfo rendaveno già bella. Restavano unite ai poeti da un legame affettivo e culturale, che autorizzava tutti a considerarsi come fedeli d’Amore. ARMANDO Una specie di confraternità sotto le insegne del Dio Amore. BRUNO Mi maraviglia ancora di più che Dante abbia poi mandato questi fedeli d’Amore ad arrostirai nell’Inferno ! VIOLETTA In seguito a una lunga crisi di coscienza, prodotta dell’esperienza dolorosa dell’amore e della lotta inflitta dalla Morale religiosa. Dante fu infelice perché non amato. Le donne non seppero riconoscersi nell’imagine ideale che egli si era fatto loro, e furono incapaci di sopportare l’opposizione che facevano loro la famiglia e la società. ALFREDO Non essendo ordinato al matrimonio, l’amore cortese le metteva in lotta contro la famiglia e in contradizione con se stesse. Ragazze stupende, seduttrici e voluttuose, diventavano altere e adegnose, dure e spezzanti, volubili e recalcitranti, non appena si accorgevano che i loro amanti non avevano alcuna intenzione di sposarle. Non potevano sentire altro placere che di beffarsi di loro. Abbandonati, i poeti amanti si consideravano come ingannati dalla leggerezza e volubilità delle donne e languivano senza amore, e spesso anche senza più poesia. VIOLETTA Lasciato dalla sua dama, Dante si sentì solo, divenendo un amoroso errante in cerca di una donna capace di dargli quelle che la sua dama gli aveva rifiutato. Timido, sospettoso, si chiuse in se stesso, malato d’amore. Potrà salvarsi solo più tardi, quando trovò il cammino della puricazione non più nella fede nel Dio Amore ma in quella nel Cristo. BRUNO Capisco la sua crisi, non il suo cpmprtamento verso quelli che lo avevano seguito nell’amore cortese. Mi sconvolge pensare che egli ha messo Francesca nell’Inferno dopo averla considerata modelo lirico d’amore cortese. Abrebbe potuto metterla altrove, se avese voluto. Gli sarebbe bastato concedere a Francesca un attimo di riflessione prima di essere uccisa. Il suo cuor gentile avrebbe commosso anche il Re dell’universo. Avrebbe potuto metterla nel Purgatorio, o anche nel Paradiso, nel terzo cielo, fra i martiri d’amore. E se per caso Dante avesse gettato le donne amorose nell’Inferno quasi per vendicarsi di non essere stato amato ? ARMANDO Strana idea. Tuttavia devo riconoscere che egli diviene dure e crudele contro le donne fiorentine, che per lui non hanno altro pensiero che quelle di mostrare i loro seni. VIOLETTA Sì, è vero, le parole sono dure e l’espressione assume un tono apocalittico. Ma non si tratta di vendetta. ALFREDO È difficile formulare un giudizio su una persona che ama. Nel cuore dell’amante possono stare bene insieme l’odie e l’amore. Ricordo quasi per caso quello che il poeta dice a Violetta che si rifiuta di corrispondere al suo amore : « Ché mille donne già per esser tarde sentiron pena de l’altrui dolore. » (R LVIII) (Violetta fa finta di non aver capito, ma rimane turbata e anche seccata) |
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![]() ![]() ![]() ![]() ![]() t520103 : 03/11/2017 |