ANALYSE RÉFÉRENTIELLE |
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Ennio FlorisFrancesca da RiminiDrama in quattro atti |
Atto secondoscena quinta |
Indice Personaggi Atto primo Atto secondo - scena prima - scena seconda - scena terza - scena quarta - scena quinta - scena sesta - scena settima - scena ottava Atto terzo Atto quarto . . . . . . . - o 0 o - . . . . . . . |
ALFREDO, VIOLETTA VIOLETTA (Con forzata disinvoltura) Ho recitato bene la mia parte ? ALFREDO Quale delle due ? VIOLETTA Come delle due ? Quella di Francesca, no ? ALFREDO Ma tu hai rappresentato anche Beatrice. VIOLETTA Nel senso che Dante ha trasfuso in Francesca l’immagine di Beatrice. ALFREDO Dunque, avevo ragioni di parlare di due parti. Ti dirò dunque che hai recitato bene e non ne dubitavo, del resto, ma forse hai interpretato male. VIOLETTA Grazie del semicomplimento. Potresti dirmi in che cosa ho mancato nella mia interpretazione ? ALFREDO Ecco, credo che tu abbie personalizzato troppo il tuo ruolo ; non parlo come stile, ma nel senso che tu hai troppo connotato i personaggi con tuoi problemi personali. VIOLETTA Cioè ? ALFREDO Coi sentimenti che provi verso di me. Qualche volta mi è sembrato che tu rappresentavi non Beatrice ma te stessa. VIOLETTA Se questo è ver, devo dirti che tu mi ci hai costretta. Non hai tu accettato di recitare per parlare con me ? Sapevi bene che, anche non volendolo, mi sarei tradita, rivelando me stessa. Ti ho risposto attraverso il personaggio di Francesca, come tu mi hai interrogato approffitando del personaggio di Dante. ALFREDO Sei logica, non c’è che dire. Forse non siamo riusciti ad abbandonare noi stessi perché i nostri problemi sono simili a quelli dei nostri personaggi. Allora mi ricredo : non soltanto hai recitato bene, ma hai anche interpretato giustamente. VIOLETTA Ora sei troppo gentile nei miei riguardi. Ascolta, cerchiamo di essere onesti : tutto dipende da questo bacio che io mi rifiuto di darti quanto più tu insisti di riceverlo. Ha poi tanta importanza questo bacio ? Cerchiamo di ridimensionarlo, esso verrà da solo, o non verrà mai. ALFREDO Ti sarà difficile ridimensionare ciò che è vita. Questo bacio è come una brezza che spira sul flusso di passioni che si agitano nel mio cuore per calmarle e trasformarle in moti di vita. Mi sarà difficile vivere la mia umanità se non lo ricevessi. VIOLETTA Sapevi che Dante aveva un analogo problema con Beatrice ? ALFREDO Sì, certo, però me ne ero dimenticato, lo sapevo dunque ne mio inconscio. VIOLETTA Sai a che cosa penso ? Sapendolo, pur inconsciamente, tu hai voluto recitare come per operare una psicanalisi. La tua intuizione mi sembra giusta. Dante s’incammina nel poema per ricevere in cielo da Beatrice il bacio che essa gli aveva negato in terra, ed io rifaccio come attore questo viaggio per ottenere da te sulla scena il bacio che mi rifiuti in vita. VIOLETTA Si, esprimi bene il carattere psicanalitico della tua recita. Però, come tu stesso vedi, questo tuo viaggio drammatico non puo risoverti la crisi, perché la Beatrice che tu hai incontrato nel personaggio di Francesca non poteva baciarti. Ora, se il personaggio che io rappresentavo non poteva baciarti, anch’io non lo dovevo. Non ti pare ? ALFREDO Hai ragione e non discutiamo più del bacio nella rappresentazione che abbiamo fatto. Nessuno poteva baciare, né Francesca, né Paolo, né Dante. Il viaggio però non è finito. Or anche abbiamo capito il valore psicanalitico della nostra recita son contento che Armando ci abbia suggerito di aggiungere alla scena di Francesca quella dell’incontro di Dante con Beatrice nel Paradiso terrestre. Se, come credo e spero, tu rappresenterai Beatrice, potrò riavere il tuo bacio liberatore quando dovrai interpretare sulla scena quello che Beatrice dà a Dante. VIOLETTA (Ride da cuore) Mio caro illuso, Beatrice non bacia Dante. ALFREDO Come « non bacia Dante » ? Eppure ho bene in mente che le tre Grazie invitano Beatrice a rivelare le bellezze della sua bocca. VIOLETTA Sì, ricordi bene, ma per lei il bacio non fa parte di queste bellezze. Lo sarà per noi, ma non per lui. Non ricordi quel passaggio del Convivio quando egli parla di pregi della bocca ? Ebbene sono la parola e il sorriso. Dante, come tu stesso, credo, hai notato, non include il bacio nel codice della sua poesia d’amore, e lo condanna in Paolo e Francesca. Lo reprime, rigettandolo nel suo inconscio. ALFREDO Dici bene « egli reprime ». È il verbo che si vuole, per spiegare psicologicamente la sua omissione. Dante rigetta nell’inconscio il bacio in seguito alla sua esperienza d’amore con Beatrice, quando, come tu ci hai fatto scoprire, egli la bacia. Egli lo reprime perché lo considera peccaminoso. VIOLETTA E crea una bocca femminile che non si schiude al bacio. (Essa ride di nuovo) Egli sublima Beatrice in una donna che rifiuta il bacio per sostituirlo col riso. Beatrice ride sempre nel cielo vagando di cerchio in cerchio, ma se tu osservi, te accorgerai che il suo riso non fa altro che riempire il vuoto di un bacio mancato. Infatti non ride come una donna, ma allegoricamente, come può ridere l’onda, un prato, una stella. ALFREDO Egli ne fa una donna angelo, seguendo i Siciliani. VIOLETTA Molto più eterea di una donna angelo. Perché mentre i Siciliani restano nei limiti della metafora, Dante trascende questi limiti per elevarsi al livello dell’allegoria. Infatti nella poesia dei Siciliani la donna angelo bacia, Beatrice no : essa sorride soltanto. È dunque un essere allegorico, asessuato che non può baciare perché non può amare. ALFREDO Eppure questa allegoria è sorta dal cuore del poeta che amava una donna reale. VIOLETTA Sì, ma quando ? In seguito al rifiuto di lei di corrispondere al suo amore. Il poeta non ha fatto altro che sublimare questo rifiuto, incarnando Beatrice in un corpo di luce, atto a riflettere la sua bellezza. « Ne li occhi porta la mia donna amore per che si fa gentil ciò ch’ella mira » (VN XXI) Ricordi ? Quindi questa sublimazione ha implicato una castrazione sia in lei, dico nella sua personalità allegorica, in lui. ALFREDO In lei, comprendo, perché tu vieni a dirlo, ma perché anche in lui ? VIOLETTA Scusami, chi ha creato questa Beatrice ideale ? È lui che la crea, rigettando il suo amore d’amante in un altro che ne nega il rapporte sessuale. Egli cessa di essere amante nel momento in cui lei non è più la sua amata. Se in lei la gioia del bacio si trasforma in riso, in lui si trasmuta in lauda. ALFREDO Castrazione ! Forse il problema è più profondo di quello che pensavo. Puoi dirmi con precisione qual è l’attitudine del poeta quando incontra Beatrice nel Paradiso terrestre ? VIOLETTA (Riflettendo) Sì… Nel canto trentesimo : Beatrice si rivolge a lui, dicendogli : « Guardaci ben ! Ben son, ben son Beatrice » (DC Purg XXX,73). Strano ! Non gli parla usando il tu ma il voi. Dante ha bisogno di guardarla bene per riconoscere ch’essa è Beatrice ! Chi è dunque questa donna ? Senti come Dante si esprime : « Cosi la madre al figlio par superba com’ ella parve a me »(DC Purg XXX,79-80). Non è dunque la donna amata, la « donna » del suo cuore, ma la madre. Egli non le si avvicina come amante ma come figlio. L’amore dell’antico amante si è trasformato in amore filiale… (Ride) ALFREDO Capisco, il bacio che Beatrice gli ha negato crea in lui come un vuoto a spirale fino a toccare il profondo dei suo inconscio e suscitare il bacio di sua madre. Emergendo dall’inconscio questo bacio suscita anche l’immagine della madre, che investe Beatrice. Ecco, divenuta madre, Beatrice può ora baciarlo senza rinunziare al suo rifiuto d’amore. Ma lui diventa figlio che vagisce di fronte al primo sguardo di sua madre. VIOLETTA Così i piccolo non ha neppure coscienza di aspettarsi un bacio, ma soltanto di riconoscere sua madre del suo riso : « Incipe parve puer risu congnoscere matrem » potrebbe dire Virgilio, il suo « maestro e donno ». E anche lui ride al riso di sua madre, respingendo il bacio nel fondo dell inconscio. ALFREDO (Coprendosi il viso con la mani, resta in silencio, poi si scopre triste e penssieroso) C’è analogia fra me e Dante, come ti avevo detto. Dico analogia, perché mentre in Dante il bacio di sua madre emerge dall’inconscio, in me esso non può sorgere. Non ricordo che mia madre mi abbia mai baciato. VIOLETTA Questa differenza non cambia profondamente il processo di castrazione sebbene ne muti la forma. Tua madre ti ha baciato, almeno, quando succhiavi alle sue mammelle. Questo bacio dunque emerge dal tuo inconscio perché tu lo riceva dalla mia bocca, divenuta quella di Beatrice. Non t’illudere, caro, io non mi presterò a questo gioco. Non vorrei proprio, dandoti quel bacio, acoprire sulle tue labbra il sorriso di mio figlio ! ALFREDO (Irrigidito e con lo sguardo alienato) Non darti pena, Violetta, ché Alfredo non potrà partecipare a questa recita. Avendolo rigettato come amante tu l’hai ucciso anche come attore. Il poeta protagonista del viaggio resta ora come un personaggio in cerca d’attore. Ma sarò io, Dante che verrò di nuovo sulla terra per rappresentarlo. Non so quando riprenderemo il viaggio. Rimarremo nell’Inferno là dove c’è ancor l’amore, fino a quando Beatrice resterà una donna senza cuore. E tu resta pur con lei, altera, sdegnosa, sprezzante, come io resterò con lui. VIOLETTA (Spaventata) Alfredo, che cosa hai ? Tu dici cose insensate che mi fanno paura. ALFREDO (Ancora più stralunato) Per quella moro ch’ha nome Violetta come per quella ch’a nome Beatrice : prendete, donne, la nostra vendetta. VIOLETTA Tu sei fuori senno, Alfredo. Impazzisci. |
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![]() ![]() ![]() ![]() ![]() t520205 : 03/11/2017 |