ANALYSE RÉFÉRENTIELLE |
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Ennio FlorisAutobiografia |
RomaIl pianto di Rachele |
Introduction |
IncidentiE fu forse questo che li indusse a una presa di coscienza di questo momento tragico per la vita e per la fede, rispondendo con coraggio alla paura e con intelligenza alla ingiunzione politica della Chiesa. E furono saggi, accettando che la soffitta della chiesa sia un luogo di protezione degli ebrei, senza violare la chiesa come luogo sacro al culto e alla preghiera ! E spesso, soprattutto durante la meditazione delle otto, si udivano dei rumori sulle soffitte del coro rumori di uomini che vivevano come uccelli per salvare la loro vita d’uomo. E ero lieto che le notre salmodie o le nostre preghiere non potevano giungere a Dio, e la risposta di Dio a noi, senza passare attraverso il tragico della loro sofferenza. E credo che per questo, anche separato da loro per fede, mi sento sempre di essere loro fratello. La mia aventura si concluse senza alcuna perdita fino all’entrata degli Americani in Roma. Non potrei dire pero’ che il suo proseguimento fosse senza traumi e pericoli. Ne accennero’ due, senza andare troppo nei particolari. Il primo fu il ricatto, comunicatomi da una lettera inviatami dall’Ovra (le SS fasciste) nella quale si domandava qindici milioni di lire, dietro promessa che non avrebbero denunziato alle SS l’esistenza del rifugio degli Ebrei nelle soffitte della chiesa. Non cedetti al ricatto. Ennio Floris raconte Con l’interassamento del Commissario di Polizia, che era antifascita e antitedesco, scoprii che la lettera era stata scritta da un novizio del Convento, sparito all’improviso. Non sapendo se quest’individuo mettesse o no il progetto in esecuzione, dovetti cercare nuovi rifugi. Cio’ era difficilissimo, e si parvenne con l’aiuto di alcune conoscenti, donne di cultura russa e francese, e di grande coraggio. Furono esse che mi accompagnarono per condurre i refugiati ebrei ai loro nuovi rifugi, di notte, in pieno coprifuoco, sotto l’apparenza di accompagnare un malato all’ospedale. Io con la stola mi facevo garante, e le amiche a bracetto con gli Ebrei. Prodigio di donne ! Il novizio ricattattore, essendo ritornato in convento, fu lasciato in pace perché, in fondo, si ignoravano le sue intenzioni, e non si sarebbe potuto denunziare, anche volendolo. In seguito, avvertito da un rifugiato che gli altri avevano complottato di ucciderlo, intimai a tutti di desistere nel loro intento. Essi vi rinunziarono, ma lo denunziarono agli Americani, gia vicini alla città. Ennio Floris raconte Qualche giorno prima della loro venuta, ricevetti una lettera dal Comando della quinta armata, di tenere l’individuo à loro disposizione. Cio’ che mi spinse a salvarlo, perché non aveva persistito nel suo intento a tradire. Lo chiamai, dicendogli di togliersi la maschera come io toglievo la mia. Pentendosi, mi racconto’ in lacrime che l’aveva fatto per avere dei soldi, per sposarsi con una ragazza, di cui si era innamorato. Egli aveva diciotto anni. Lo feci scappare nella sua terra, la Sicilia, presso sua madre. Era figlio unico. Procurandogli il necessario, l’avertii di partire rapidamente, di nascosto, prima che sia troppo tardi ! Quando Americani della polizia vennero per cercarlo, naturalmente io non sapevo niente. L’altro incidente fu più grave. Prima di partire, i tedeschi occupparono il Ghetto, deportando tutti in Germania, nei campi della morte. Questo mi indusse a interpretare la scomunica della Chiesa in modo diverso. Essa sarebbe stata data in forza di un accordo fra Santa Sede e Tedeschi, accordo in cui questi promettevano di non occupare il Ghetto, e la Chiesa di non dare rifugio agli Ebrei nel dedalo dei conventi et delle chiese. L’una e gli altri giocavano di astuzia politica : la Chiesa non impediva realmente di dare rifugio al Giudei ma lo dava a credere ; i Tedeschi, volevano approffittare per dare agli Ebrei l’illusione della loro buona volontà, affinché essi non si potessero nascondere altrove. Ma quando i tedeschi si accorsero che erano praticamente beffati in questo gioco d’astuzia, non ebbero alcun pudore per svuotare il Ghetto come un sacco di immondizie. E’ allora che avremmo dovuto cantare in coro che Rachele piange e non vuole essere consolata perché i suoi figli di Roma, come quelli di Varsavia e d’altri luogi, non erano più. Ed anch’io non potevo consolarmi perché, nel vedere i rifugiati, mi veniva come un sussulto nel cuore perché essi erano in vita, mentre le loro mogli, che avevano fatto tutto per salvarli, non erano più ! |
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t494240 : 16/11/2020