ANALYSE RÉFÉRENTIELLE |
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Ennio FlorisAutobiografia |
RomaIl pianto di Rachele |
Introduction |
Cantare piuttosto che nell’agire ?Durante l’attività dell’Istituto si presento’ l’occasione di un’esperienza unica, che non soltanto mi permise di partecipare attivamente ad un’ opera di savrezza per l’uomo ma inverti la base filosofica del mio pensiero. Voglio dire il mio impegno totale durante un anno alla salvezza dei Giudei dalla persecuzione nazzista. Ci troviamo a Roma, sotto l’occupazone tedesca, l’anno prima della entrata in Italia della quinta armata americana. Al refettorio, il lettore di turno lesse una comunicazione del Generale dell’Ordine, che informava sulla scomunica ferendae sententiae, data dalla Santa Sede a chi avesse dato asilo agli Ebrei o ex militari tedescchi « nel convento, nelle sagrestie e nelle chiese ». Non dico lo stupore generale ! Si parlava di una iniziativa della Santa Sede per assicurare Hitler che la Chiesa non si metteva in una politica antitedesca. Ennio Floris raconte Nei giorni successivi mi accorsi che il Priore riceveva in visita donne che, nell’andarsene, piangevano. Gli domandai perché, e mi rispose : « Sono delle ebree, che cercano rifugio per i loro mariti. Ma che possiamo farci ? Il convento é pieno di nuove vocazioni, per lo più opportunistiche, e siamo oltre il cento ! E poi... anche se avessimo posto, lo sai bene che non possiamo ricevere degli Ebrei, sotto pena di scomunica ! » Incominciai a capire che questa scomunica era piuttosto frutto di un accordo fra Santa Sede e il Governo tedesco, che avrebbe rinunziato a l’occupazione del Vaticano, dietro l’assicurazione dalla parte della Chiesa di non dare rifugio agli Ebrei nei conventi e nelle chiese. Infatti notai che la persecuzione contro gli Ebrei cominciava, il governo tedesco sicuro che gli Ebrei del Ghetto non avrebbero trovato rifugio nei labirinti segreti dei conventi e delle Chiese di Roma. Dopo alcuni giorni, capito’ di cantare in coro il versetto biblico « Si sentono della grida a Rama, dei lamenti di lacrrime amare : Rachele piange i suoi figli ; ella non vuole essere consolata perché essi non sono più » (Ger 31:15-16). Ne fui scosso e quando, in portineria, vidi ancora donne ebree in pianto, scoppiai anch’io in lacrime, esclamando : « Come si fa a cantare il pianto della Rachele biblica e restare indifferenti a quello della Rachele vivente nelle madri ebree, che piangono per i loro figli e i loro mariti, ricercati per essere uccisi come talpe impure ? No, le nostre salmodie non hanno altro esito che di alienarci dalla realtà. E il Papa lancia la scomunica a colui che cerca di consolare Rachele salvando i suoi figli dalla morte ! No, Pacelli ! » |
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t494210 : 15/11/2020