ANALYSE  RÉFÉRENTIELLE
ET  ARCHÉOLOGIQUE


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Ennio Floris

Francesca da Rimini

Drama in quattro atti




Atto quarto

scena nona



Indice

Personaggi

Atto primo

Atto secondo

Atto terzo

Atto quarto
- scena prima
- scena seconda
- scena terza
- scena quarta
- scena quinta
- scena sesta
- scena settima
- scena ottava
- scena nona
- scena decima
- scena decima prima
- scena dodicesima



. . . . . . . - o 0 o - . . . . . . .

Detti


BEATRICE
Dopo di te ora tocca a me, Dante, di entrare in quell’Inferno che il mio rifiuto aveve aperto nella mia vita. La prima volta che mi hai incontrato – ricordi ? – mi trovavo in un angolo segreto del giardino mentre leggevo dei fogli, in cui una mano esperta aveva ricopiato delle pagine del romanzo di Lancillotto. Li avevo trovati per esso fra le mie carte.

DANTE
Non così per caso come tu dici, Beatrice, perché Fioretta mi aveva detto che tu cercavi fra la tue carte qualcosa che sapevi bene di non averci messo.

BEATRICE
È vero, la mia ancella mi conosceva più di quello che mi potevo conoscere io stessa. Non credevo che fosse arrivata fine al punto di tradire il segreto dei miei sentimenti.

DANTE
Oh ! non ti aveva tradito, Beatrice : essa t’amava e non cercava altro che renderti felice.

BEATRICE
Almeno lo fosse stato. Ma certo essa non poteva pensare che tu mi conducevi a leggere una pagina che mi avrebbe tanto sconvolta, e in seguito ci avrebbe anche fatto tanto soffrire. Se tu avessi ricopiato qualche gesta d’eroismo di Lancillotto mi avrebbe fatto piacere, ma no : hai voluto riprendere la scena quando la regina bacia il suo amante. Ero quasi per avenire prima d’essere baciata da lui.

DANTE
Vedendoti impallidire però ho cercato di spiegarti come nel romanzo si trattava di un incontro d’amore nell’ambito della cortesia mentre nella nostre città borghesi spettava all’uomo baciare la donna, in segno del suo amore.

BEATRICE
« Non è vero, io ti dicevo, da noi non è permesso alle donne né di baciare né di essere baciata prima del matrimonio » e tu allora mi hai baciato tutto tremante sulla bocca.

DANTE
È vero, ma non era un bacio premeditato. Eri tanto candida nella tua ingenuità e cosi luminosa nel viso che ho sentito dentro di me una forza che mi ha spinto a baciarti. Era la prima volta che provavo l’esperienza della presenza d’Amore. La tua bocca, Bice, era profumata come una fiore, dolce come un frutto.

BEATRICE
Mi è stato impossibile resistere. Anche il tuo bacio era dolce al mio palato ma poi, man mano che discendeva nel cuore, diveniva amaro, mi sentivo avenire fino a morirne, volevo fuggire ma non potevo, avevo l’impressione di mangiare il tuo cuore quantunque contro mia voglia.

DANTE
Baciandoti, avevo anch’io la sensazione che tu ne morissi. Allora non ti ho baciato dopo, e di considerarti come mia dama. Lo scrissi nel mio sonetto per questa occasione.

BEATRICE
Te lo promise, infatti, ma scappai subito. Il giorno dopo il confessore mi disse che avevo commesso un peccato grave e se non ti avessi abbandonato, sarei andata all’Inferno, perché Dio non è amico degli amanti cortesi. Alle sue parole sentivo che il cuore che tu m’avevi dato diventava di fuoco nella mia anima.

DANTE
Allora perché, quando ti rividi, mi avevi promesso che mi avresti baciato più tardi ?

BEATRICE
Dopo che tu avresti dato la prova di amarmi senza più vedermi.

DANTE
Ed io ci credetti, mentre invece speravi che avessi incontrato un’altra donna, e che il mio amore fosse svanito.

BEATRICE
Sì, è vero. Mi sembrò infatti che avvenisse cosi quando tu hai incontrato e amato Lisetta.

DANTE
La conoscevi per nome ?

BEATRICE
Non lo sapevi ! Rivolgendosi con amore verso la donna gentile (le sorride) essa seppe ben celare l’amore che avevi per me. Approfittai di questo per rifiutarti il mio saluto e di considerarti come un estraneo.

DANTE
Ma non era diventato estraneo al tuo cuore, non è vero ?

BEATRICE
No, mi eri più intimo per il fatto che ti avevo allontanato. Sai, la tua ballata mi aveva tanto commossa, ma era giunta tardi. Mi padre mi aveva già manifestato il nome del mio sposo, fissante anche la data del mio matrimonio. Mi sarebbe stato impossibile amare il mio sposo se avessi conservato nel mio cuore un sentimento d’amore per te. E fu allora che feci il gabbo. Non per disprezzarti, ma come per uccidere in te l’amore per me e uccidermi come tua amante.

DANTE
E tu mi hai ucciso. Lo scrise in quella canzone che ti inviai nella mia disperazione : « Per quella moro c'ha nome Beatrice » (R LXVIII).

BEATRICE
Tu non sapevi che anch’io ne morivo. Mi è stato impossibile amare mio marito come lui voleva, e forse non l’ho amato per nulla. Rimanevo fredda, estranea, insensibile. Avevo la convinzione di essere amata, senza poter e senza dover amare. Ripensando alle tue poesie per me, mi ero convinta che forse, senza saperlo, tu avevi un’immagine di me quale Dio voleva ch’io fossi. Ero nata per lui, e mi lasciai prendere docilmente. Dio e terribile… Egli prende quelli che ama col bacio de la morte.

DANTE
Avevo intuito questa tua offerta. Compresi allora che tu eri per me solo la donna della mente. Ma tu restasti anche nel cuore, rendendomi impossibile ogni altro amore. Compresi che ormai non mi restava che dare un senso alla vita cercando di compirla come un viaggio di ritorno verso di te.



c 1975




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