ANALYSE RÉFÉRENTIELLE |
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Ennio FlorisFrancesca da RiminiDrama in quattro atti |
Atto quartoscena quinta |
Indice Personaggi Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto - scena prima - scena seconda - scena terza - scena quarta - scena quinta - scena sesta - scena settima - scena ottava - scena nona - scena decima - scena decima prima - scena dodicesima . . . . . . . - o 0 o - . . . . . . . |
BEATRICE, L’ANGELO e detti BEATRICE (Entra su piccolo carro, tirato dall’angelo. Essa è vestita di rosso, ricoperta da un lungo velo verde) Eccomi da voi, o donne gentili, che mi avete laudato quando eravate sulla terra. MATELDA Ti abbiamo chiamato, Beatrice, per presentarti Dante, l’amico che te ha tanto amato e che, per riconciliarsi con te, ha intrapreso un lungo viaggio attraverso l’Inferno. BEATRICE (A Dante, ancora con le lacrime agli occhi per la partenza di Virgilio. Con voce aspra e secca) « Dante, perché Virgilio se ne vada non pianger anco, non piangere ancora : ché pianger ti conven per altra spada. » (DC Purg XXX,55-57) (Dante si asciuga le lacrime e incomincia a tremare) « Guardaci ben ! Ben son, ben son Beatrice. Come degnasti d’accedere al monte ? Non sapei tu che qui è l’uom felice ? » (DC Purg XXX,73-75) MATELDA Donna, perché lo stempre ? Egli osa salire il monte perché Dio si è riconciliato con lui, dandogli la pace. Ti ha fatto chiamare per ottenere questa pace anche da te. Noi ci siamo riunite in corte d’amore per disporre il suo cuore e il tuo a questa pace d’amore. BEATRICE Vi comprendo. Ma lo conoscete bene, costui per poterio giudicare ? Credo che voi vi siete fatto un’ipinione di lui solo fondandovi sui poemi coi quali mi ha celebrato. Ma in realità agli non è stato quell’uomo, che l’amore manifestato per me nelle sue laudi lascia presupporre. (Freddemente) « Questi fu tal nella sua vita nova virtualmente, ch’ogni abito destro fatto avrebbe di lui mirabili prova. Ma tanto più maligno e più silvestro si fa il terren col mal : seme e non colto quand’elli ha più di buon vigor terrestro. » (DC Purg XXX,115-120) MATELDA Siccome lo dobbiamo giudicare, puoi dirci, donna, in modo dettagliato e preciso i capi della tue accusa ? BEATRICE « Alcun tempo il sostenni col mio volto ; mostrando li occhi giovinetti a lui meco il menava in dritta parte volto. » (DC Purg XXX,121-123) MATELDA Parla, Dante. Vedo che vi siete amati fin dalla prima adolescenza. DANTE Devo scorrere con gli occhi della mente la pagina più smotiva del libro della mia memoria. Beatrice apparve per la prima volta ai miei occhi quando avevo nove anni. Vestiva di nobile colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata alla guisa anche alla sua giovanissima età le conveniva. Dai suoi laudabili portamenti ella pareva una dea. Amore era con lei. Mi sentii spinto a cercarla dovunque per vedere i suoi occhi. Ma essa non mi parlò quella volta. La rividi molto più tardi, nove anni dopo. Essa m’apparve vestita de color bianchissimo e, volgendo gli occhi verso là dov’io era, mi salutò e mi sorrise. Inebriato della bellezza della sua bocca, le donai a mangiare il mio cuore. Amore s’impossessò di me come Signore, sì che tutti gli spiriti della mia anima s’agitarono. Ella accettò d’essere la mia dama e composi su questo incontro un sonetto, che mi valse per presentarmi come poeta fra i nuovi trovatori e veritiero amante fra i fedeli d’Amore. Ma sì tosto… BEATRICE « Sì tosto come in su la soglia fui di mia seconda etade e mutai vita questi si tolse da me e diessi altrui. » (DC Purg XXX,124-126) MATELDA Sì tosto poi che l’avevi tu scelta come tua dama ? Come possiamo allora spiegare i sonetti e le canzoni che tu avevi scritto per lei e messi nella Vita nuova ? DANTE « Sì tosto come in su la soglia fui di quell’etade ch’ad amar invita questi si tolse a me e dessi altrui » (DC Purg XXX,124-126) lasciando me senza sospiro e vita. Quegli occhi che mi avevano detto « nostro lume porta pace » fuggirono subito ai miei sguardi come al mattino la luce di venere. Dappertutto la cercai, ma ella parve fuggirmi con le insegne dell’Amore e non la vidi neppure una fiata. « Ohimè, quanto piani soavi e dolci si levaro quand’ella comminciaro la morte mia, che tanto mi dispiace dicendo « nostro lume porta pace ». (R LXVII) Siccome avevamo convenuto che il nostro amore restasse segreto, pensai che essa m’imponesse come prova che io l’amassi senza essere amato. E restai nella notte dei miei occhi. Ma un giorno avvenne che questa gentilissima sedea in loco ove s’udiano parole della regina de la gloria… LA DONNA GENTILE (Turbata) Sì, nella chiesa d’Ognisanti, il giorno dell’assunzione della Vergine… DANTE (Come non udendo queste parole) Nel mezzo di lei e di me per la retta linea sedea una gentile donna di molto piacevole aspetto, la quale mi mirava spesse volte. Molti si accorsero del suo mirare. (Lo sguardo di Beatrice e delle altre due donne si rivolge verso la donna gentile, che abbassa gli occhi) Allora mi confortai molto, assicurandomi che lo mio segreto non era communicato altrui per la mia vista. E pensai di fare di questa gentile donna schermo di veritate, e con lei mi celai per alquanti anni e mesi. MATILDE Voi dire che tu hai celato l’amore per Beatrice in quello verso la donna gentile ? DANTE Sì, l’amore verso la donna gentile custodiva il mio segreto d’amore verso Beatrice. MATILDE Ma questo, Dante, era contro le leggi della cortesia, che proibiscono all’uomo di amare due donne nello stesso tempo. BEATRICE È per questo che io l’ho definitivamente lasciato, rifiutandogli il saluto. Non potevo amare un uomo che tradiva la sua dama per darsi a un amore oltre i limiti della cortesia. LA DONNA GENTILE (Risentita) Sono io quella donna. Ma posso assicurarvi, Beatrice, che per me il suo amore restava nei limiti della cortesia perché ignoravo che lui era legato a voi. Quando lo seppi, lo costrinsi a scegliere o me o voi. BEATRICE E chi ha lui scelto ? LA DONNA GENTILE Egli cercava di amarci tutte e due, volendo voi come donna della sua mente, e me come donna del cuore. Io però non ho accettato, perché non può una donna risplendere nella mente di un uomo, senza abitare anche nel suo cuore. Egli ha dunque scelto voi sperando che, donna della sua mente, voi sareste diventata anche donna del suo cuore. (Tace, triste e indispettita, mentre Beatrice s’irrigidisce) LA DONNA PIETOSA E come di sei tu comportato, Dante. Hai tu cercato di chiedere pietà alla tua dama, invocando l’aiuto d’Amore ? DANTE Sì. Non avendo il coraggio di presentarmi davanti a lei, un pò per vergogna ma anche perché ero sicuro che non mi avrebbe ricevuto, avevo composto una ballata nella quale confidavo alla poesia il compito di esprimere la mia pena e il mio pentimento. Incariciai Casella di cantarla e di accompagnarla col liuto. LA DONNA PIETOSA Beatrice si sarà di certo commossa nell’udire la tua supplica. BEATRICE Sì, tanto più che dovevo far finta di non udirla. Scoppiavo dentro di me per la grande pena. DANTE Tu parli di pena, quando il tuo cuore era chiuso verso di me, come chiusa era la finestra della tua casa. Se avessi avuto della pena non ti saresti vendicata di me in un modo che ancor m’offende. BEATRICE Vendicarmi ? Che dici mai ? DANTE Tramite un mio amico, fui invitato a una festa in cui donne accoglievano fra loro una giovane sposa. Sebbene non mi sentisse di andarci, fui attratto dal desiderio di trovarmi con donne gentili. Ma quando mi accorsi che fra di esse c’eri tu, Beatrice, e che tu eri proprio quella sposa che quelle donne gentili erano venute a festaggiare, ne fui amareggiato. Incominciaro a tremare senza potermi tenermi più in piedi, tanto che mi appoggiai al muro affrescato. Temevo di cadere come corpo morto cade. LA DONNA GENTILE Beatrice e le donne ti avevano fatto un gabbo per farti comprendere che ormai tu non potevi più sperare di averla come donna del cuore. LA DONNA PIETOSA Perché essa si era data ad altri. DANTE Si avevano dunque invitato apposta. Di più, le donne aggiunsero allo scherzo parole d’ironia e anche, mi sembrò, di disprezzo, burlandosi di me. Esse ridevano perché non riuscivo a sostenere lo sguardo di Beatrice. Anche questa rideva tanto di me che il suo riso è restato come una smorfia di dolore nella mia anima. È questo riso che lei mi ha dato al posto del bacio. MATELDA E poi, come sei tu vissuto? DANTE La mia anima si è trovata smarrita, traccinata del venti contrari delle mie passioni. Nel cuore restavo sempre unito all’imagine sua, sempre bella, raggiante di gioia mentre io ero nel tormento. Essa rideva del mio amore, della mia confusione, della mia sofferenza, senza curarsi del fatto che la mia vita si trasformava in un inferno. Nella mia mente però cercavo sempre di darla quale essa m’apparve, donna che si rifiutava d’amarmi per piacere a Dio. Il suo rifiuto fu la sorgente della mia ispirazione poetica. Ed infatti Dio la tolse dal mondo, doppo una lunga malattia, la sua anima abbandonò il corpo senza violarne bellezza. BEATRICE (Estranea, come se ripetesse una lezione) « Quando di carne a spirto era salita e bellezza e virtù cresciuta m’era fu’io a lui men grata e men gradita. E volse i passi sui per via non vera imagini di ben seguendo false che nulla promission rendono intera. Né l’impetrare inspirazion mi valse con le quali ed in sogno e altrimenti lo revocai : su poco a lui ne calse ! » (DC Purg XXX,127-135) LA DONNA PIETOSA Non è vero, Beatrice, che voi foste meno amata da lui dopo morte. Quando vidi Dante per la prima volte ero affacciata alla finestra dei miei occhi egli era desolato, amarrito, in pianto a causa della vostra dispartita. Ne fui commossa fino alle lacrime. Egli osò confidarsi a me perché aveva riconosciuto nel mio sentimento di pietà quell’amore che voi non gli avevate dato o che, forse, la morte vi aveva impedito di dare. Si abbandonò a me in quanto io lo assicurai che egli avrebbe trovato in me quella Beatrice che, essendo in cielo, non poteva più amarlo : amando dunque me egli amò voi, donna. Vi confesserò ancora che se dopo lo lasciai fu perché non potevo sopportare d’essere amata al vostro posto. DANTE Si è vero. Così infatti cantai : « Videro li occhi miei quanta pietate era apparita in la vostra figura quando guardaste li atti e la statura ch’io faccio per dolor molte fiate. » (VN XXXV) BEATRICE (Rivolgendosi a Dante, come se non avesse inteso la donna gentil) « Per entro i miei desiri che ti menavano ad amar lo bene di là dal qual non è a que s’aspiri quai fossi attraversati o quai catene trovasti perché del passare innanzi devessiti così spogliar la spene ? e quali agevolezze o quali avanzi ne la fronte de li altri si mostraro per che dovessi lor passaggiare anzi ? » (DC Purg XXXI,22-30) DANTE « Le presenti cose col falso lor piacer volser miei passi tosto che il vostro viso si nascose. » (DC Purg XXXI,34-36) BEATRICE « Mai non t’appresentò natura o arte piacer, quanto le belle membra in ch’io rinchiusa fui e sono in terra sparte. E se il sommo piacer sì ti fallio per la mia morte, qual cosa mortale dovea poi trarre te nel tuo disio ? Ben ti dovevi, per lo primo strale de le cose fallaci, levar suso di retro a me che non era più tale. Non si dovea gravar le penne in giuso ad aspettar più colpi o pargoletta o altra vanità con sì breve uso. » (DC Purg XXXI,46-60) (Dante abbassa gli occhi. Le dame rimangno in silenzio. Beatrice s’irrigidisce) |
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![]() ![]() ![]() ![]() ![]() t520405 : 04/11/2017 |